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Parafrasando la pubblicità di un famoso biscotto, possiamo dire che in inverno finalmente “è sempre l’ora dei calamari”..
Dal crepuscolo al successivo sorgere del sole i calamari entrano in attività e si spostano dalle profondità maggiori per andare nel sotto costa e predare la minutaglia, i piccoli pesci, che stazionano nel basso fondo o negli strati superficiali.
In questo articolo racconteremo, partendo da zero, la tecnica di base per la traina ai calamari, proprio per chi è alle primissime armi e vuole avventurarsi nel mondo notturno dei signori della notte.
La traina è una tecnica molto redditizia perché, sondando molto mare a varie profondità è possibile imbattersi più facilmente nei gruppi di calamari in caccia.
Sicuramente di notte, trainare è un po' complicato, soprattutto se si è alle prime armi, ma basta organizzarsi e prenderci un po' la mano e con un po' di sessioni si prenderà confidenza a muoversi nell’oscurità.
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Come organizzarsi
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In primo luogo dovremo poter contare su una barca capace di procedere a bassa velocità tra i due ed i tre nodi, ovviamente dotata de fanali regolamentari per la navigazione notturna, perché la sicurezza è fondamentale.
Poi servirà uno scandaglio di media qualità che legga bene il fondo e un buon cartografico che sarà determinante.
Infatti se si è alle prime armi e non si conosce il tratto di costa in cui si pesca, sarà necessario applicare qualche piccola strategia preventiva.
Sonderemo le zone di pesca segnando i punti interessanti che come al solito saranno i salti di profondità e le zone di fondo misto, dai 20,25 metri a salire.
Sarà bene, soprattutto alle prime uscite, creare dei marker e una rotta da seguire quando ancora c’è luce in abbondanza per verificare che non ci siano reti, pedagni o comunque elementi potenzialmente pericolosi, difficili da evitare al buio.
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È tutta una questione di luce
Molti credono che la luce attiri i calamari.
È falso...la luce attrae il pesce foraggio e quest’ultimo attrae i cefalopodi.
Motivo per cui anche l’illuminazione delle strutture costiere gioca un ruolo fondamentale nella ricerca dei gommosi …
Con l’aumentare delle tenebre i calamari si avvicinano a terra o risalgono in quota ed è ovvio che lo loro presenza è sempre in prossimità delle loro prede che sono attratte dai riflessi luminosi
Ma anche l’illuminazione lunare ha una sua reale importanza e contribuisce di molto alla loro presenza.
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Cosa ci serve
Per iniziare pescheremo con due sole canne alla volta e andranno benissimo due cannine da spinning da 240 cm 15/40 gr, armate con muli 4000 e multifibra da 15 lb o comunque di sezione ridotta.
Il punto clou di questa pesca sono gli artificiali.
La loro qualità di assetto e nuoto fa veramente la differenza, soprattutto quando i calamari non sono molti e non sono in frenesia.
Quando l’attività è forte, fare carniere non è complicato perchè i calamari non vanno per il sottile, ma quando subentrano i momenti di stasi o la presenza dei cefalopodi è minore, gli artificiali sono determinanti.
La discriminante per scegliere un buon minnow è purtroppo il prezzo e la marca, salvo trovare esche che funzionano sul serio anche tra quelle più economiche.
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Poi ci serviranno dei piccoli piombi, ideali quelli a pera con anello, che serviranno per affondare le lenze; approvvigioneremo quindi piombi a pera con questi pesi :50, 70, 10, 150 e 200 gr.
Terminali
Per le prime sessioni di pesca sarà bene attenersi a terminali di facile gestione evitando quelli con più artificiali che sono di difficili da maneggiare di notte e in caso di pesca in acque poco profonde sono soggetti ad incagli, che il più delle vote sono rovinosi, con la perdita di tutto il trenino e la sofferenza del portafoglio.
Quindi ci atterremo agli schemi riportati di seguito, con due o meglio un solo minnow che affonderemo con l’aiuto di un piombo montato tipo guardiano.
Lunghezze e dimensioni sono riportate nelle immagini qui di seguito:
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L’azione di pesca
Perdere un po' di tempo su fondali liberi da incaglio e verificare gli affondamenti è determinante, perché tentare alla ceca, soprattutto se il fondale è basso e molto articolato significa, in virata soprattutto, rischiare seriamente l’incaglio.
Quindi una volta in zona inizieremo a calare le due canne, una la terremo più in superficie ed una più a fondo, per sondare due strati di acqua.
Quindi ragionevolmente inizieremo affondando circa a metà o poco più, della profondità del fondale, con il sistema pescante più profondo e a due o tre metri dalla superficie con quello più a galla.
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Le virate si faranno sempre dalla parte corrispondente alla zavorra maggiore.
Saranno le catture a farci individuare il trend della serata e di conseguenza ci adegueremo con zavorre e profondità diverse.
L’attacco del calamaro è deciso e violento e la canna lo segnalerà con una piega molto evidente.
Il recupero sarà di mulinello, omogeneo e costante e il guadino metterà il punto alla cattura.