C’è un momento, durante ogni viaggio di pesca, in cui la fatica, il freddo e la pioggia smettono di essere un ostacolo e diventano parte del sogno.
È esattamente ciò che mi è successo in Irlanda, nel cuore di aprile, durante un’avventura che difficilmente dimenticherò.
Ero lì assieme a un gruppo di altri otto creator, tra YouTuber e Instagrammer; tutti con un obiettivo comune: raccontare la pesca al luccio in modo nuovo, autentico e appassionante.
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Volevamo realizzare una serie di video che potessero portare su YouTube Italia qualcosa di diverso, più vero, più vissuto. Non solo catture, ma storie. Non solo canne e artificiali, ma emozioni e persone.
Fin dal primo giorno, l’Irlanda ci ha accolti con la sua bellezza ruvida e primordiale: laghi infiniti che si perdono all’orizzonte, colline verde intenso, cieli in continuo movimento. Un luogo in cui il tempo sembra scorrere più lentamente, dove ogni raffica di vento ti ricorda che sei ospite della natura, non il padrone.
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Il giorno perfetto… per i lucci
Il terzo giorno del viaggio è stato quello decisivo, quello che doveva finire sul mio canale.
Il meteo, però, aveva altri piani.
Pioggia battente, vento gelido e temperature incredibilmente basse per la stagione: condizioni che avrebbero fatto desistere chiunque.
Ma chi cerca il luccio sa che, a volte, proprio il peggior tempo regala le migliori emozioni.
Ovviamente siamo usciti comunque, stretti nelle giacche impermeabili e con le mani già intorpidite prima ancora di lasciare il molo. Poco dopo iniziavamo a tremare come foglie, ma con la determinazione di chi sa che quel giorno può succedere qualcosa di speciale.
E infatti, fin dai primi lanci, i lucci non si sono fatti attendere: numerose catture, combattimenti vivaci, ma tutti pesci di taglia media. Nessuno di quelli che ti inchiodano la canna, che ti restano nella memoria.
Il flat dei sogni
Pier, il mio compagno di equipaggio, decide la rotta.
Decidiamo di cambiare zona e ci spostiamo su un ampio flat, un fondale uniforme con profondità massima di tre metri.
L’acqua era scura ma, nonostante le precipitazioni, non torbida: come un tè molto carico. Il cielo plumbeo si specchiava sulla superficie increspata dal vento e sembrava davvero di pescare sotto la doccia.
Eppure, dentro di me, sentivo che quello era il posto giusto.
Lancio dopo lancio, la concentrazione cresceva. Ogni movimento della canna era un gesto automatico, quasi ipnotico.
Entravo in una specie di trance, sospeso tra la fatica e la speranza.
Al centesimo lancio – e non è un modo di dire – succede: una botta secca, ferrata decisa.
Dall’altra parte sento il peso, ma all’inizio non ne percepisco la vera forza. Poi parte: testate violente, puntate verso il fondo, il filo che vibra come una corda tesa. Il combattimento è tutto sotto la barca, breve ma intensissimo.
Quando finalmente il pesce entra nel guadino, il mondo si ferma per un attimo.
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L’incontro con il BIG
Davanti a me, sotto la pioggia battente, c’è un magnifico luccio irlandese: massiccio, selvatico, perfetto.
Ha la schiena larga come una pala, la livrea punteggiata d’oro e verde, gli occhi antichi di chi appartiene a un mondo che non cambia mai.
In quell’istante, tutto il resto scompare: il freddo, le mani spaccate, le ore di lanci.
Mi rendo conto che sto vivendo quello che per molti è un sogno: pescare un luccio in Irlanda, nel modo più autentico possibile.
Quella cattura, più che un trofeo, è stata un simbolo.
Il ricordo indelebile di una giornata dura, ma vera.
Di una pescata fatta di passione, amicizia e soddisfazione.
Perché in quel viaggio non abbiamo solo pescato: abbiamo condiviso risate, errori, consigli, momenti di silenzio e di pura contemplazione.
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La magia dell’Irlanda
L’Irlanda ci ha accolti con il suo clima imprevedibile e i suoi lucci selvaggi, ma anche con una magia difficile da spiegare.
È un Paese che sa parlare all’anima di chi ama l’acqua e la natura.
Ogni lago ha un nome che suona come una poesia, ogni villaggio racconta leggende di pescatori, fate e spiriti del vento.
E quando la sera rientri, zuppo ma felice, e ti siedi davanti a un camino acceso con una pinta di birra scura tra le mani, capisci che non potevi essere altrove.
Nel cuore di quella tempesta ho trovato esattamente ciò che cercavo: la magia della pesca vissuta fino in fondo, quella che non si misura in centimetri o like, ma in emozioni.
E mentre il vento continuava a soffiare sul lago, mi sono promesso di tornare.
Perché l’Irlanda, una volta che ti entra nel cuore, non se ne va più.