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tutto sul mondo della pesca

Perché andiamo a pesca?

Sembra una domanda banale. Ma più me lo chiedo, e più le risposte che potrei dare si moltiplicano.

Perché andiamo a pesca?

Partiamo dall’inizio: la pesca

Un’attività praticata per migliaia di anni come mezzo di sopravvivenza, pare che nel mondo antico non si pescasse mai per diletto. Ma allora quando si è iniziato a praticare la pesca sportiva o ricreativa?

Da un certo punto in poi, la pesca di sopravvivenza e la pesca praticata per piacere hanno preso strade diverse nel mondo occidentale. Si dice che questo momento coincida con la pubblicazione del libro "The Compleat Angler" di Izaac Walton, dedicato alla pesca a mosca. In Cina e Giappone invece, la pesca era sinonimo di relax per sapienti, uomini di corte e aristocratici già molto prima.

 Walton lanciò il messaggio che pescare fa bene, dà buona salute, lunga vita e virtù. Ecco una prima motivazione per andare a pesca. 

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Ma perché, oggi, andiamo a pesca?

Tantissimi ragazzi mi dicono che vanno a pesca perché il padre, lo zio o un adulto ce li portava da bambini. E in effetti, per un pescatore non c’è cosa migliore che far conoscenza coi pesci fin da bambino. Da piccoli è tutto più bello e si guarda il mondo con occhi da sognatore. Poi crescendo si cambia, ma per i pescatori quella magia di gettare una lenza con un amo nell’ignoto rimane.

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La magia di gettare una lenza nell’ignoto di uno specchio d’acqua dà la sensazione di essere rimasti sempre bambini.
il contatto con la natura

A potenziare l’incanto c’è poi anche il contatto con la natura: pescando si crea un rapporto intimo con l’ambiente che mi circonda. In questo caso la pesca va oltre il semplice sport, e si avvicina quasi alla meditazione. La tecnica della pesca a mosca incarna alla perfezione questo concetto, tanto da venir considerata quasi un’arte. Ti insegna a osservare il fiume, ad avvertire suoni e rumori, a essere delicato e discreto.

L’attrezzatura è pulita, essenziale. Basta saper scegliere quel batuffolino di piume che meglio imita la mosca di cui le trote si stanno alimentando in quel momento. Le trote sono pesci nobili quanto sfuggenti e, insieme al bosco in cui sono immerse, regalano una sensazione di primitiva connessione da cui non ci si vorrebbe più separare.

pescare a contatto con la natura

Il torrente immerso nel bosco regala un contatto con la natura da cui è difficile separarsi.
LO STREET FISHING E IL CONTESTO URBANO

C’è però anche l’opposto. Prendete lo street fishing ad esempio. Una tecnica nata relativamente da poco tempo, che ha come suo elemento fondamentale il contesto urbano. Strade trafficate, rumori di clacson, asfalto e case.

Fish where you are dicono, anche sotto casa a km 0. Forse qui la bellezza sta nel trovare ciò che di naturale è rimasto e ha saputo convivere con l’uomo e il suo cemento.

street fishing

Firenze e Milano sono due città che ben si prestano a questa tecnica.
il gusto per la competizione

Ci sono poi i garisti che vivono la competizione, l’obiettivo non è godersi il paesaggio ma catturare più pesci più di ogni altro concorrente.

Personalmente io non amo le gare, mi piacciono però le sfide con me stesso.  Quando vado a pesca, spero sempre di superare i miei limiti tecnici e di infrangere i cosiddetti personal records per le diverse specie. Se non ci fosse la voglia di migliorarsi costantemente, non si vivrebbe appieno la propria passione!

trofeo pesca

Il mio primo (e unico) trofeo vinto ad un torneo di pesca all’età di 8 anni!
TANTO DIVERTIMENTO E RISATE CON GLI AMICI

La pesca è ovviamente divertimento. È divertente combattere contro la preda. Ma è anche divertente fare una sessione di pesca con gli amici, compagni di avventure, risate, momenti di gioia e, perché no, di tristezza quando non si piglia niente.

Mi è capitato di pescare da solo e annoiarmi dopo poco tempo. Secondo me l’ideale è andare in due, tre persone al massimo.

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Penso che andare a pesca in due sia l’ideale. Poi se l’altro è Giacomo allora è perfetto!
CONDIVIDERE LA PASSIONE SUI SOCIAL

C’è poi la tendenza del momento: la condivisione sui social. Forse una delle prime cose che uno fa oggi quando cattura un pesce è postare la foto su Instagram o Facebook. Ma non solo foto! Io ad esempio sono un grande appassionato di video di pesca.

Guardavo per ore le videocassette che comprava mio padre. Anni e anni dopo, ho deciso di passare dall’altra parte della videocamera e diventare il protagonista. Nel 2012, ho caricato su YouTube un breve video in cui prendevo una boga! Da lì mi si è aperto un mondo. Mi piaceva avere una sorta di video-diario online da rivedere in futuro. Col tempo ho condiviso tutte le mie avventure, registrate in prima persona, con la GoPro al petto, mostrandole a chi ha la mia stessa passione. 

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La targa di YouTube che attesta i 100 mila iscritti raggiunti dal canale ‘Fishing & Biodiversity’. Che gioia!
Quando la passione per la pesca diventa un lavoro

La pesca è sì una passione, ma c’è chi ne ha fatto un vero e proprio lavoro. Ho scoperto che, in qualche parte del mondo, i miei colleghi YouTubers - orribile parola! - riescono a vivere di pesca. Come? Con sponsor che li pagano per andare in giro a pescare e a condividere, ad esempio.

Ci sono anche le guide di pesca. O i charter, che ti portano in mare con la barca per offrirti una giornata ricca - si spera - di catture. O ancora i lodge, che oltre a portarti a pesca ti offrono anche vitto e alloggio.

Mi viene però da chiedermi: è bello vivere di pesca sportiva? Dipende. Il rischio a mio avviso più grande è che, una volta diventata un lavoro, può non regalare più quel piacere disinteressato, finendo col non rappresentare più quella valvola di sfogo dai problemi quotidiani. 

la pesca è puro istinto

Essenzialmente la pesca è istinto atavico. Difficile spiegarla e farla comprendere a chi ci chiede perché andiamo a pesca. Ma alla fine, cercare tutte le infinite motivazioni che ci spingono ad andare a pesca a cosa serve? Ci sono talmente tanti perché che a volte è molto più semplice rispondersi e rispondere: perché non dovrei!?

la passione della pesca

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